I bombardamenti russi in Siria procedono e la cosa non piace agli Stati Uniti e ad altri paesi della Nato, che già da un anno sono impegnati militarmente sullo stesso terreno.

In più, da quel che viene fatto trapelare, i russi stanno uccidendo dei civili con le loro bombe. È certo. Ma lo stesso sta facendo la coalizione guidata dagli Stati Uniti con le sue, di bombe. A meno di non trovarsi in guerra in mare aperto o in pieno deserto, ci saranno sempre dei civili nella stessa area in cui si trovano i reali bersagli. In questa guerra delle accuse va detto che né gli statunitensi né i russi traggono alcun giovamento dall’uccidere dei civili: è solo un inevitabile effetto collaterale dei bombardamenti. È la crudele conseguenza del “gioco”.

I russi stanno bombardando le persone “giuste”, i jihadisti dello Stato islamico che le forze aeree occidentali hanno colpito nel corso dell’ultimo anno. Però i russi stanno bombardando anche il Fronte al Nusra e Ahrar al Sham. Potrebbero colpire anche le truppe dell’Esercito siriano libero, se riuscissero a trovarne. Sia questi che i jihadisti stanno cercando di rovesciare il dittatore Assad.

La propaganda occidentale fa una distinzione sistematica tra lo Stato islamico e le forze di “opposizione” (ovvero tutti gli altri gruppi). Tra loro c’è davvero poca differenza: vogliono tutti rovesciare il regime siriano, e sono tutti jihadisti, fatta eccezione per quel che rimane dell’Esercito siriano libero.

Il Fronte al Nusra oggi è diventata la filiale siriana di Al Qaeda. Anche Ahrar al Sham è stata fondata da un membro di Al Qaeda ed è alleata del Fronte al Nusra. Prima che le esigenze propagandistiche del momento mutassero, anche gli Stati Uniti ammettevano che c’era stato un tracollo tra gli elementi “moderati” dell’opposizione siriana. Non ci sono statistiche affidabili al riguardo, ma è ragionevole pensare che il 35 per cento delle truppe ribelli che si oppongono al regime di Assad appartenga al gruppo Stato islamico, un altro 35 per cento al Fronte al Nusra, il 20 per cento ad Ahrar al Sham, mentre del restante 10 per cento fa parte l’Esercito siriano libero. In altre parole, almeno il 90 per cento delle opposizioni armate è composto da jihadisti, e probabilmente non più del 5 per cento da gruppi laici e favorevoli alla democrazia.

Pertanto, al di là di quanto si possa dire, esistono solo due possibilità: o Bashar al Assad resta al potere, oppure sarà sostituito dai jihadisti. Sono jihadisti che fanno sul serio, odiano la democrazia e decapitano la gente per fede o capriccio, progettando di rovesciare tutti i governi arabi non allineati a questa loro visione.

Diventerebbero ancor più pericolosi se potessero disporre delle risorse dello stato siriano, e sarebbero una sciagura per tutti i siriani che non sono musulmani sunniti. I russi hanno capito che è nel loro interesse che Assad sopravviva e hanno deciso di intervenire. Sicuri che non convenga anche a noi?