Il fil rouge sembrano essere le occhiaie. Quelle del segretario Matteo
Renziche ha tirato le quattro mattino, in Direzione, prima di chiudere (o quasi)
le liste del Pd, quelle di Silvio Berlusconi impegnato in una estenuante non-
stop che dura da lunedì e non è ancora finita per ricavare posti ai “suoi”
vincendo le resistenze della nomenklatura azzurra.

Nella corsa al lavoro un po’ di cesello tra collegi uninominali e listini
plurinominali – lanci kamikaze e paracadute -, e un po’ di mannaia (“È stata una
delle esperienze più devastanti che abbia vissuto”, l’ha definita il segretario Pd)
sono arrivati primi, non senza strappi e sacrifici, proprio i dem. Le ultime
rifiniture sono in corso, ma tutti i collegi e i capilista al proporzionale sono stati
assegnati. Confermate notizie e indiscrezioni dei giorni scorsi: Paolo
Gentiloni correrà a Roma1 per la Camera, Marianna Madia a Roma2, Maria
Elena Boschi “emigra” Bolzano (e raddoppia al proporzionale Roma 3)
mentre Luca Lotti sarà in pista ad Empoli, dove non ha fatto in tempo ad
inaugurare oggi pomeriggio il suo Comitato elettorale, che pure è già
pronto. Pier Carlo Padoan sarà in lista a Siena, Graziano Delrio a Reggio
Emilia, Dario Franceschini ha raccolto la sfida e proverà a conquistarsi il
“suo” collegio uninominale a Ferrara, mentre Marco Minniti correrà a Pesaro e
nel listino proporzionale in Campania. La ministra Valeria Fedeli cercherà la
conferma a Pisa. “Ospitati” non senza polemiche gli alleati della lista Civica e
Popolare.

La leader dei “petalosi”, Beatrice Lorenzin, sarà candidata dal Pd nel collegio
uninominale di Modena, l’ex leader Udc e presidente della Camera, Pier
Ferdinando Casini, trattato di lusso con il collegio senatoriale di Bologna “la
rossa”, Gabriele Toccafondi in un collegio di Firenze. Confermate tra le new
entry Lucia Annibali (in Emilia Romagna al proporzionale dietro Piero
Fassino), Tommaso Cerno (in Friuli e in Lombardia per il Senato)
e Francesca Barra: “Ringrazio il Pd e il segretario per aver annunciato la mia
candidatura in Basilicata, nel collegio Matera-Melfi, che accetto con orgoglio,
commozione e responsabilità”, ha confermato lei stessa. In posizione
fortemente a rischio ci sono le uscenti Lia Quartapelle e Francesca Puglisi.
Mentre Emma Bonino, di +Europa, corre nel Lazio. Mentre Gianni Pittella è
pronto a lasciare l'Europarlamento: per lui un collegio uninominale al Senato in
Basilicata e un posto da capolista nel proporzionale a Salerno.

Altra storia la candidatura “a sua insaputa” in Emilia Romagna del leader della
minoranza Pd, il ministro della Giustizia Andrea Orlando: “Ho appreso dove
ero candidato solo ieri sera alla presentazione delle proposte, quindi nulla di
concordato”, afferma. Parlando nella notte anche a nome di Gianni
Cuperlo e Michele Emiliano, ha smentito qualunque “trattativa” e si è
dichiarato insoddisfatto al punto che tutti i delegati della minoranza non hanno
partecipato al voto finale. Più che sui candidati o sugli autoesclusi (come i
ministri Anna Finocchiaro, Giuliano Poletti e l’ex Udc Gianluca Galletti) si
discute su coloro che sono stati lasciati fuori nell’ultima stesura, della quale si è
occupato Lorenzo Guerini. Non sarà in lista – salvo sbianchettamenti last
minute  – il ministro-professore Claudio De Vincenti, il senatore Luigi
Manconi, nonostante una raccolta di firme a sostegno della sua riconferma,
ed Ermete Realacci. Fuori, a suo dire per il risultato di “una serie di veti
incrociati” il senatore Sergio Lo Giudice, che divenne noto alle cronache per
avere ammesso, per primo, di avere fatto ricorso con il compagno alla pratica
della “maternità surrogata”. Fuori l'ex governatore siciliano Rosario
Crocetta, Andrea Martella e anche buona parte dei parlamentari transitati da
Scelta Civica.

Protesta pubblicamente il ministro Carlo Calenda: “Quale è il senso di non
candidare gente seria e preparata, protagonista di tante battaglie importanti,
come Claudio De Vincenti, Edoardo Nesi, Angelo Rughetti, Irene
Tinagli, Ermete Realacci, Luigi Manconi?”, si chiede su Twitter. “Spero che
nelle prossime ore ci sia un ravvedimento operoso: farsi del male da soli
sarebbe incomprensibile”, ha aggiunto. Ma il ravvedimento non arriverà.

Con l’inevitabile strascico di polemiche le liste del Pd sono state partorite, ma
lo stesso non si può dire per quelle del centrodestra. Lega e Fratelli
d’Italia stanno cominciando a protestare perché proprio il ritardo degli azzurri
sta costringendo gli alleati a rimanere aperti nel weekend, a tenere alta
l’attenzione. Non è bastato il “tavolo permanente” aperto ad Arcore da lunedì
né l’Ufficio di presidenza convocato ieri presso la sede di Forza Italia a Roma a
completare il puzzle. Ancora poco fa, per esempio, non era pronto il
“paracadute” per Vittorio Sgarbi, che correrà all’uninomimale per Montecitorio
a Pomigliano D’Arco, vuol dare della “capra” al candidato premier dei Cinque
Stelle, Luigi Di Maio, ma deve essere garantito. In assenza del fondatore di

Mediaset, saranno nelle liste Adriano Galliani, il vicepresidente della
Fininvest Pasquale Cannatelli, i suoi consiglieri Andrea Ruggeri, Andrea
Barachini e Francesco Ferri, ideatore del Centro studi del Pensiero liberale.

Sarebbe a rischio la candidatura del presidente della Lazio, Claudio Lotito, in
quota “quarta gamba” a Salerno, mentre alla voce “ospitati” ci sarà – per il
Senato – Sandra Lonardo Mastella, moglie di Clemente. Confermate tutte le
parlamentari donna uscenti, pochissimi i non ricandidati a parte Antonio
Razzi e Domenico Scillipoti, mentre Antonio Martino si è fatto da parte.
Correrà in Sicilia sua nipote, una assistente parlamentare, Matilde Siracusano,
che partecipò a Miss Italia nel 2015. Sarà in lista l’avvocato Cristina Rossello,
esperta di diritto societario, ma il Cavaliere vuole più “società civile” specie ora
che i sondaggi danno i Cinque Stelle molto competitivi nei collegi. Berlusconi è
arrivato a sorpresa a Palazzo Grazioli per riprendere in mano la pratica in prima
persona. Così Niccolò Ghedini, cui è delegata la decisione finale sulla
composizione delle liste, sta cercando di fare da buttadentro scegliendo tra
docenti universitari e imprenditori, facendo argine alla pressione dei consiglieri
regionali che – a dozzine – vorrebbero fare il “grande salto”. Il risultato è che gli
uffici degli azzurri di San Lorenzo in Lucina restano aperti, è una sfilata
continua di aspiranti deputati e senatori che presentano il certificato elettorale e
firmano “l’accettazione della candidatura”, ma con un dettaglio: il collegio
elettorale resta in bianco, perché ancora – salvo rarissimi casi – non è stato
definito. Altra riunione, altre occhiaie.