Donald Trump ha estratto un altro asso nella manica, del suo discorso al Congresso a Camere riunite: ha proposto un aumento della spesa militare del 10%. Un nuovo assegno da 54 miliardi di dollari per dimostrare che fa sul serio quando si tratta di promesse. Di fatti in campagna elettorale, il Presidente si era impegnato ad investire nelle forze armate e nella protezione dei confini, questioni abbandonate da Barack Obama.

«Questo budget sarà caratterizzato da ordine pubblico e sicurezza nazionale. Conterrà un incremento storico nella spesa militare per ricostruire le forze degli Stati Uniti d’America debilitate quando più ne abbiamo bisogno». Ancora: «È un messaggio al mondo durante tempi pericolosi, sulla forza, sicurezza e determinazione dell’America».

I nuovi fondi permetterebbero al Presidente di tener fede all’obiettivo delineato in campagna elettorale di aumentare le truppe in servizio e i battaglioni dei marines, di mantenere una flotta con 350 vascelli e sottomarini rispetto ai 275 attuali e di far decollare cento nuovi aerei militari oltre ai 1.100 odierni.

Per tener conto della spesa Trump presenterà richieste di drastici tagli altrove, in voci non belliche a cominciare dagli aiuti all’estero. «Faremo di più con meno. E renderemo il governo più agile e responsabile». Una posizione che fa eco all’invito agli alleati a farsi carico di maggiori contributi per la difesa collettiva.

Complessi tagli di spesa saranno tuttavia necessari ovunque dall’Agenzia per la protezione ambientale alla cultura, probabilmente pari al 10% di aumento al Pentagono visto che il budget della Difesa equivale pr dimensioni alle voci discrezionali civili. «Gran parte delle agenzie federali farà i conti con riduzioni dei fondi», ha confermato un alto funzionario. Il documento-guida relativo al budget dell’anno fiscale 2018, stando ai disegni dell’amministrazione, sarà ultimato a metà marzo per essere inviato al Congresso che dovrà mettere a punto la legge finanziaria. Dovrà essere seguito da piani di riforma delle tasse, a base di promessi sgravi per le famiglie e le aziende. E preceduto da una cancellazione e sostituzione della riforma sanitaria Obamacare, che ha significativo impatto enorme sui conti federali. A rendere più urgente l’identificazione dei tagli è l’impegno a non intervenire sui capitoli più scottanti di spesa: il sistema pensionistico pubblico,  la social security, e Medicare, il programma di assistenza per gli anziani. Sono i veri motori degli aumenti degli oneri federali, che i repubblicani vorrebbero intaccare ma che sono estranei al populismo conservatore di Trump.

Certo è invece che le priorità descritte dal Presidente Trump dovrebbero scatenare una escalation dello scontro con l’opposizione democratica, il Congresso ha di recente mantenuto un equilibrio tra spesa militare e sociale, con aumenti o riduzioni paralleli. Anche a causa di una legge del 2011, il “Sequester”, con risparmi generalizzati per affrontare i deficit e che ora andrebbe rivoluzionata.

Donald Trump, al discorso al Congresso, arriva carico delle prime priorità budget a caccia di recuperi nei sondaggi che gli diano respiro politico. Non sarà facile: Wall Street Journal e Nbc hanno trovato la sua popolarità ai minimi per un Presidente al debutto, con il 44% che approva il suo operato e il 48% che lo boccia. Trump può tuttavia contare sul sostegno di un elettorato che ha votato per candidati indipendenti, di fatti tra costoro la sua popolarità è del 55%.

Continuano le conferme di quanto detto in campagna elettorale, ed uno svolgimento del lavoro in modo ottimale e mantenendo fede ai punti cardine della sua campagna elettorale.