L’annuncio della morte, per l’ennesima volta, del mullah Omar ha avuto conseguenze immediate
Molto rapide rispetto al mistero di un leader rimasto nell’ombra per un decennio. Questa volta, la famiglia ne ha confermato il decesso per malattia mettendo così fine ad ogni speculazione. E così i talebani, come in ogni organizzazione che si rispetti, che non cessa di esistere alla morte del capo ma rinnova la leadership nel segno della continuità, hanno designato il nuovo leader: il mullah Akhtar Mansour, per molto tempo numero due e reale gestore della fazione.
Come luogotenente avrà Siraj Haqqani, capo dell’omonimo clan responsabile di gravi attentati in Afghanistan e da sempre alleato dei pachistani. Intanto, le previste trattative di pace sono state sospese. I prossimi giorni diranno se si tratta di uno stop tattico o se invece c’è qualcosa di più profondo.
La scelta di Mansour è stata affatto facile. All’interno del consiglio di Quetta è sorta una spaccatura, segno evidente degli scontri interni che dilaniano da mesi il movimento. Il responsabile militare Qaum Zakir e quello politico, Tayeb Agha, insieme al mullah Habibullah, si erano espressi in favore del figlio di Omar, Yaqoub.
A loro dire la nomina del leader sarebbe stata imposta dal Pakistan. Il partito del no raccoglie l’ala estrema del movimento ma anche sostenitori in campo afghano, personaggi come l’ex presidente Karzai contrari a troppe concessioni in favore degli insorti e dei loro protettori pachistani.
Non va dimenticato il ruolo dello Stato Islamico. Esso ha istituito la sua “provincia” in Afghanistan e i seguaci del Califfo per primi hanno sostenuto che Omar fosse deceduto da tempo e che per questo le decisioni prese nel suo nome dovevano essere considerate non valide.
Il pericolo è il solito, a tutte le latitudini dove è di scena una crisi. Ossia, che l’Isis possa capitalizzare i contrasti attirando dalla sua parte nuclei in questo caso di talebani. E non sembra una coincidenza che un attacco di droni americani abbia “pizzicato” una formazione dello Stato islamico in una zona remota dell’Afghanistan al confine con il Pakistan. Nell’azione, una ventina di militanti sarebbero stati uccisi.