L’Isis ha ripreso a scuotere quei paesi che ritiene non „sufficientemente islamici”e con cui l’Occidente gode di buoni rapporti consolidati. Prosegue la resa dei conti interna al mondo arabo ma gli effetti collaterali di questa deflagrazione ricadono anche su poveri innocenti.

Un attentato terroristico in due resort turistici a Sousse, località balneare a 140 chilometri da Tunisi ha sconquassato il nord Africa. Un commando ha preso d’assalto due resort, l’Hotel Riu Imperial Marhaba e l’Hotel Soviva, facendo irruzione a colpi di kalashnikov. Circa 37 le vittime, tra cui un attentatore: 36 i feriti secondo fonti locali. Spari anche in spiaggia, dove le immagini mostrano turisti uccisi mentre erano sotto l’ombrellone e feriti che vengono portati via sui lettini. Secondo informazioni del ministero dell’Interno, tra le vittime inglesi e tedeschi.
L’attacco è partito proprio dalla spiaggia: un uomo vestito da mare con tanto di ombrellone avrebbe all’improvviso tirato fuori un kalashnikov dalla borsa e cominciato a sparare, per poi continuare passando dalla piscina fino alla reception dell’albergo. Il terrorista sarebbe poi stato freddato in un confronto a fuoco con la polizia.

Secondo alcuni testimoni, l’attentatore ha sparato contro gli stranieri, tentando di evitare i tunisini.
Non è chiaro se ci fosse anche un secondo attentatore, magari nel secondo albergo colpito.

Malgrado siano finiti nel tritacarne cittadini occidentali, questi atti non vanno interpretati come una dichiarazione di guerra nei confronti dell’Occidente ma in questo caso, al di là dei soliti slogan, la guerra è dichiarata da estremisti arabi ad altri arabi. Il risultato di questi attacchi difatti è un colpo mortale inferto alle economie di paesi come la Tunisia che poggiano sul turismo.

Proprio la Tunisia, confinante con la Libia dove recentemente sta avanzando la branca locale dello Stato islamico, deve affrontare un problema di sicurezza nazionale e lotta al terrorismo da qualche tempo. E costituisce un nuovo durissimo colpo per il turismo questo attacco a Sousse, che è giunto solo tre mesi dopo l’attentato al museo del Bardo in cui morirono 24 persone, 21 dei quali turisti fra cui quattro italiani. Il turismo è un pilastro dell’economia del Paese ma si trova in difficoltà da tempo: un crollo di arrivi si era verificato a seguito della Rivoluzione dei gelsomini del 2011, quando Ben Ali fu costretto alla fuga dopo circa 23 anni al potere, e una nuova battuta d’arresto era poi giunta dopo l’attacco del 18 marzo scorso al Bardo. Intanto, a seguito di tali cruenti avvenimenti che hanno scosso profondamente il paese ed avuto vasta eco nel mondo, migliaia di persone si sono riversate per le strade di Tunisi per gridare tutto il loro disperezzo per il terrorismo che minaccia oltre all’economia anche la loro libertà. Dalla Tunisia, secondo gli esperti, circa 3mila persone sono partite negli ultimi anni per andare a combattere in Siria e Iraq, e le autorità pensano che circa 500 siano rientrate. Da qui molti partono anche per la vicina Libia, per unirsi alla branca locale dello Stato islamico.