Il bilancio dell’uragano Harvey nel Texas ammonta ora a 50 vittime, lo riferisce il sito della Cnn. Il sole nel Sud-est dello stato americano è tornato a splendere ma le ferite inflitte dall’uragano sono molte e irriparabili. L’uragano Harvey risulta essere il disastro naturale più costoso della storia Usa, di fatti i danni ammonteranno a circa 160 miliardi di dollari uguale a quelli prodotti da Katrina e Sandy messi assieme. Il presidente Donald Trump ha deciso di donare un milione di dollari del suo patrimonio personale in aiuti per portare sollievo alla popolazione colpita. E mentre i soccorsi vanno avanti, cresce la paura per la fuoriuscita di sostanze chimiche da un impianto danneggiato dalle alluvioni vicino Houston.
A portare solidarietà e conforto da Washington è stato il vice presidente Mike Pence, atterrato a Corpus Christi insieme al presidente Donald Trump e la first lady Melania Trump. Ma Pence si è diretto a Rockport, città costiera che è stata gravemente colpita da Harvey e con molta commozione si è mosso tra le macerie e le immagini di distruzione. Trump tornarà in Texas e in Louisiana, il secondo Stato investito dall’uragano. Harvey adesso è stato declassato a depressione tropicale e la sua minaccia si è lievemente ridimensionata, ma un nuovo uragano, Irma, si è formato sull’Atlantico orientale ed è stato classificato per il momento di categoria 2 e porta con sé venti che soffiano ad una potenza di 160 km orari circa.
Secondo gli esperti, non c’è pericolo per il continente, dove invece la distruzione di Harvey è destinata a lasciare ricordi di dolore anche se nell’immediato però è la paura contaminazione che ha preso il sopravvento. Per ore un’alta colonna di fumo nero si è alzata da un impianto chimico che sorge nella cittadina di Crosby vicino la capitale texana,gestita dalla società francese Arkema, facendo temere il peggio, con l’alto rischio di esplosioni e incendi a causa dei gravi danni causati dalla depressione tropicale. Un incendio è stato confermato per uno dei container ed anche la fuoriuscita di sostanze chimiche. Le attività di produzione nell’impianto sono state interrotte da fine agosto, prima che Harvey toccasse terra ma sulla cittadina si sono rovesciati 102 centimetri di pioggia che hanno allagato la zona in cui sorge la fabbrica ed hanno interrotto la fornitura di energia elettrica, di conseguenza il sistema di refrigerazione dei composti chimici stoccati nell’impianto ha smesso di funzionare. I container a rischio sono circa otto ha fatto sapere l’azienda, per fortuna l’unico di essi che è andato in fiamme si trova in un’area remota dello stabilimento e non scatenerà dunque un micidiale effetto a catena.
Richard Rennard, responsabile dell’Arkema, in una conferenza stampa ha precisato che: “ i fumi sprigionati risultano causare nausea, ma non è chiaro se si tratti di sostanze tossiche, nonostante fosse stato in un primo momento riferito che si tratta di fumo irritante ma non tossico.” I soccorsi non si fermano ed arrivano anche gli aiuti italiani nell’ambito della mobilitazione in Texas, in particolare per i velivoli utilizzati, di fatti la Guardia Costiera Americana ha fatto sapere attraverso il suo sito internet di aver dispiegato il C-27J ovvero un velivolo da trasporto tattico prezioso per lo spostamento di risorse e persone in caso di nuove emergenze per il possibile arrivo dell’uragano Irma.
Un disastro quello di Texas e Louisiana che stringe il cuore di tutto il mondo e soprattutto di tutti gli Stati Uniti che, tralasciando i dibattiti politici recenti ha dimostrato di saper affrontare il dolore di perdite di vite umane con estrema sobrietà.