Le elezioni del 8 Novembre 2016 saranno elezioni storiche e di cambiamento per gli U.S.A.
Sì, tutto cambierà degli U.S.A. che conosciamo noi europei, sia dal punto di vista della politica nazionale che da quello della politica internazionale.
Chiunque andrà alla presidenza, che sia la Clinton o Trump, cambierà molto di quello che abbiamo visto dell’amministrazione Obama: in termini di politiche sociali, sanitarie, economiche, fiscali e di politiche di difesa.
Ma quello che tengo a sottolineare, dopo che molti commentatori hanno detto la loro sui singoli programmi e sugli scenari futuribili dei candidati, democratico e repubblicano, è che, a mio avviso, con questa campagna elettorale si è avuta una rottura del sistema U.S.A.
Cosa intendo? Sicuramente il political correct è saltato, ma soprattutto l’equilibro e il rispetto tra istituzioni è mancato, basta vedere quello che è successo tra la Casa Bianca (Obama) e l’FBI (Comey).
E’ il sentore questo, insieme alla crisi sociale della middle class e ai problemi infrastrutturali del Paese oramai storici, che forse danno l’allarme di un principio di “decadenza” da ruolo guida che gli U.S.A. hanno sempre avuto da dopo la seconda guerra mondiale in poi. Bisogna leggere infatti nella mancanza di alternative serie fra queste due candidature e allo scontro avuto in questi mesi, con un allarme di un crinale pericoloso che gli Stati Uniti hanno preso.
Che fare?
Auguriamoci prima di tutto di essere smentiti ma, se non sarà così, è l’Europa che dovrà cogliere l’occasione per riprendersi un ruolo guida nello scacchiere economico e di politica internazionale.
Se non lo faremo e non sceglieremo leadership illuminate nei nostri paesi, attraverso le scadenze elettorali che stanno arrivando in Europa ,(vedi Francia e Germania in primis) lo farà la Russia che si è già messa alla finestra da tempo.