Da lunedì riprende lo scontro sul Rosatellum. Non ci sono voti segreti, ma i 4 partiti dell’accordo ovvero Pd, Ap, Fi e Lega che vogliono fare presto per anticipare le Regionali in sicilia e la sessione di bilancio. Ma blindare il testo potrebbe essere controproducente per svariati motivi.

la capogruppo di Sinistra Italiana Loredana De Petris, sente parlare di cinque voti di fiducia ed i pronostici al momento dell’entrata in vigore della riforma elettorale in Senato parlavano di tre voti di fiducia, come accaduto alla Camera dei deputati.

Il governo porrà di nuovo la questione di fiducia e la verità si conoscerà probabilmente quando ricominceranno i lavori sul Rosatellum. La commissione Affari costituzionali del Senato riprenderà in mano i 179 emendamenti presentati per modificare la legge. Quasi tutti sono stati firmati da parlamentari dei Cinquestelle, di Mdp, Sinistra Italiana, senatori del Misto e del gruppo di centrodestra Gal. Qualcuno anche da esponenti del Pd e della Lega Nord, partiti che formano il quartetto di forze politiche che sostengono il sistema misto proporzionale – maggioritario.

La questione della costituzionalità non sarà l’eventuale impiego della fiducia infatti il presidente Piero Grasso ha risposto ad una testata giornalistica che: “farà di tutto per convincere la maggioranza e il governo ad evitare uno strumento che taglia il diritto di parola e di partecipazione nella scrittura della legge, peraltro su una questione così importante come le regole elettorali.”

Ma la situazione è più che delicata perché il tempo stringe, è vero, ma mettere la fiducia potrebbe essere controproducente per chi sostiene il Rosatellum.

Il punto centrale è che, anche se al Senato non esistono i voti a scrutinio segreto, i quattro contraenti dell’accordo per la riforma devono fare di tutto per far uscire la legge dal Senato integra, esattamente come è uscita dalla Camera dei deputati. Altrimenti la riforma deve tornare alla palazzo montecitorio. E qui, come in un circolo vizioso, tornano i voti segreti, torna la necessità di un voto di fiducia che farebbe venire le opposizioni e sarebbe controproducente a livello comunicativo a ridosso delle elezioni politiche.

Il Partito Democratico avrebbe un secondo motivo per non mettere la fiducia, ovvero il paradosso secondo cui gli mancherebbero i voti di Forza Italia e Lega Nord e senza Mdp i numeri della maggioranza traballano parecchio perché le truppe dei verdiniani di Ala ora si sentono sempre meno vincolati al renzianesimo.

E non mettere la fiducia significa discutere ed esaminare circa 180 emendamenti sia in commissione sia al Senato. E’ già deciso che qualunque cosa accada in commissione, la riforma elettorale passerà all’esame dell’Aula alla fine del mese e peraltro il Pd, Fi e Ap vogliono approvare la legge elettorale prima delle elezioni in Sicilia del 5 novembre.

Lo spazio dunque è simile a una strettoia, senza contare che i contrari alla legge (Mdp, Si, M5s), anche se sono in netta minoranza, non molleranno un centimetro e che le voci che si oppongono alla legge aumentano anche da livelli autorevoli, a partire dal presidente emerito e senatore a vita Giorgio Napolitano. Sulla carta la maggioranza può contare addirittura su 220 voti su 320, con un margine di sicurezza di una sessanta voti.

Ma per capire il destino della legge bisognerà aspettare strategie parlamentari che riguardano lo stesso numero legale dell’assemblea di Palazzo Madama. Gli stratagemmi in mano alla maggioranza ci sono infatti in caso di fiducia si può far pronunciare il numero sufficiente di sì sotto il banco della presidenza anche con la sola maggioranza che sostiene il premier Paolo Gentiloni senza far mancare il numero legale dunque basterà che una decina di senatori di Forza Italia si metta in congedo per abbassare il quorum, oppure che circa quindici di essi rimangano in Aula e si astengano per far superare l’asticella del numero legale e incassare l’ok definitivo.

Tirando le somme dunque i partiti di centrodestra uscirebbero dall’Aula, i partiti di maggioranza potrebbero mettere in campo 140 voti mentre gli oppositori del Rosatellum (M5s, Mdp, Si, altri ex M5s) non sarebbero sufficienti anche se questi ultimi potrebbero anche loro uscire per far mancare il numero legale e quindi a quel punto qualcuno del centrodestra potrebbe astenersi.

Giorni di fuoco dunque nei palazzi del potere dove ogni giorno vi sono nuove sfaccettature e sfumature che giocheranno un ruolo cruciale ed essenziale per il futuro del paese.