A volte ritornano?

Dopo la vittoria del candidato di estrema destra Norbert Hofer al primo turno delle presidenziali in Austria, la tensione nel Partito popolare (Övp) e nel Partito socialista (Spö), entrambi puniti dagli elettori, è deflagrata. La questione migranti – oltre ad allontanare Vienna da Bruxelles – sta profondamente influenzando la vita politica del paese e avendo una vasta eco nell’Europa tra entusiasmo incendiario e indignato allarmismo. Di lì a poco sono seguite le dimissioni del cancelliere Faymann, che ha anche annunciato il ritiro dalla guida del partito socialdemocratico, a cui contesta di non averlo sostenuto abbastanza. Secondo l’ex cancelliere, dopo il ‘no’ degli elettori alle primarie c’è bisogno “di un nuovo inizio”. I socialdemocratici di Faymann si erano anche pronunciati a favore della barriera al Brennero, senza che lo stratagemma abbia funzionato.

Popolari e socialisti, che governano l’Austria dal dopoguerra, sono precipitati entrambi all’11 per cento – frutto anche di candidature che personificavano la vecchia politica rifiutata dagli elettori. Il 70% degli austriaci non è soddisfatto del governo. Non lo reputa in grado di far fronte ai problemi contemporanei che minacciano l’Austria di oggi e di domani.

Intanto Norbert Hofer, 45 anni e ingegnere informatico, candidato del Partito della libertà si gode un successo che potrebbe innescare un effetto domino su più larga scala. Specie se si pensa alla situazione di grandi vicini quali l’Italia e la Francia alle prese con problemi sociali notevoli e dovendo far fronte alla marea migrante che rischia di sommerger la prima e saldarsi col terrorismo nella seconda. Lega in Italia e FN in Francia già pregustano un’affermazione che possa modificare la geografia politica dei rispettivi paesi. Ma mentre nei due succitati casi il successo sarebbe abbastanza nelle cose, visti gli ultimi sondaggi e le relative situazioni interne, il candidato Hofer ha vinto a sorpresa il primo turno presidenziale con il 35 per cento, distaccando di ben 15 punti il favorito Alexander van der Bellen dei Verdi. Anche se, ad onor del vero, malgrado il candidato Hofer fosse molto indietro nei sondaggi, ha vinto imponendosi più o meno con la percentuale che il suo partito xenofobo e antieuropeo ottiene nei sondaggi da un bel pò.

Hofer ha avuto gioco facile nell’attaccare i due partiti di governo, rei di rappresentare il vecchio e di non scegliere candidati convincenti, nuovi o provenienti della società civile. Basti pensare al candidato Övp, presentatosi con l’ex notabile tirolese Andreas Khol, 75 anni, autentico veterano.

Uno dei cavalli di battaglia di tutti i partiti xenofobi è l’ ergersi a rappresentanti del nuovo. E in qualche modo lo sono se guardiamo ai candidati ma non se guardiamo alle idee.

Come finirà il ballottaggio? A prescindere dall’esito finale, l’affermazione  di Hofer al primo turno è un dato che nulla può cancellare e nessuno azzardarsi a sottovalutare. Anche perché non è un caso isolato ma l’ulteriore conferma di un trend esteso che riguarda molti paesi d’Europa.

Il ballottaggio rimane aperto, perché sicuramente nessun altro partito darà indicazione di votarlo. Il verde Van der Bellen invece potrà contare sui voti socialisti e su una consistente fetta di quelli popolari, dato che la maggioranza degli elettori cattolici è restia a votare per un esponente di estrema destra. Il pacchetto decisivo di voti sarà quel 19 per cento conquistato dalla giurista liberale Irmgard Griss, indipendente, unica donna candidata.

Socialisti e democristiani, che pur governando insieme si detestano, hanno pagato un prezzo altissimo e, tentando di disinnescare la minaccia Hofer, hanno cavalcato le sue stesse proposte. Il 27 aprile il parlamento di Vienna ha approvato l’inasprimento delle norme che regolano il diritto d’asilo, arrivando a ipotizzarne la cancellazione totale in “situazioni di emergenza”. Il fatto è che la gente, tra la copia e l’originale ha giocoforza puntato sull’originale.

Un’altra incognita in vista del ballottaggio del 22 maggio sta nel 32 per cento di astenuti. Curioso sarà vedere quanti di loro decideranno di votare al ballottaggio per evitare o sancire il successo di Hofer.

In caso di vittoria sarebbe facoltà del neopresidente licenziare il governo e nominare un cancelliere di suo gradimento e, su proposta di quest’ultimo potrebbe sciogliere il parlamento. Intanto, i controlli al Brennero tengono banco e resteranno al centro del dibattito per diverso tempo. E qui entra in ballo il nostro paese. Hofer accusa l’Italia di “non fare i compiti a casa”. Riguardo al passo innevato, la polizia austriaca il 27 aprile ha reso noto che sull’autostrada saranno create quattro corsie separate, dove, dalla fine di maggio, tutti i veicoli diretti oltre confine dovranno transitare a 30 chilometri all’ora per permettere controlli a vista e sulle persone.

Un’area di sosta larga 250 metri servirà per effettuare controlli approfonditi sugli automezzi fermati. Sulla statale sarà aperto un centro di registrazione e identificazione. Il governo italiano insiste per arrivare a un accordo bilaterale e intanto ha proibito alla polizia austriaca di controllare i treni in arrivo dal sud già dalla stazione di Fortezza. Sarebbe de facto la fine di Shengen. E della principale premessa dell’Europa unita.