Vertice UE
Come sempre tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare e le soluzioni per le questioni immigrazione e sbarchi non sembrano essere a portata di mano.
Eppure sono ricordi sempre vivi quelli del secondo intervento in Iraq, quando Bush figlio scatenò una guerra senza che le armi chimiche di Saddam esistessero realmente. Quella fu tutta una bugia.
E ancora fresche sono le immagini di quando gli aerei militari di Francia e Gran Bretagna, veloci e rapidi, si alzarono in volo per determinare la caduta di Gheddafi, spalancando le porte all’abisso in cui è caduta la Libia.
Matteo Renzi e Federica Mogherini, l’alto rappresentante della politica estera europea, si stanno muovendo in non poche direzioni per poter affrontare, con l’accordo degli organismi internazionali, l’emergenza immigrazione e le tragiche morti in mare. Ma è certo che fenomeni di tale peso non possono essere trattati sempre e soltanto in preda all’emergenza.
Di fatto su questo tema, mancano politiche lungimiranti e ben costruite.
Ban Ki Moon, il Segretario Generale delle Nazioni Unite, ha incontrato il 27 Aprile il nostro Primo Ministro e la Mogherini e ha benedetto l’operazione di polizia europea contro gli scafisti, decisa dal Consiglio UE di Giovedì scorso. “Occorre affrontare il problema alla radice”, ha detto, “bisogna fermare i trafficanti, poiché i migranti rischiano la vita”.
Ma oltre le apparenze, bisogna soffermarsi su un’altra sua affermazione: egli ha ribadito ciò che nei giorni scorsi aveva espressamente detto, ossia che non esiste una soluzione militare alla tragedia umana che sta avvenendo nel mediterraneo e ha invitato le autorità a focalizzarsi sul salvataggio delle vite umane. Ban Ki Moon è contrario a bombardare i barconi prima che partano.
In Europa le cose non sono andate meglio.
In seguito alla tragedia che ha visto morire più di 800 migranti nel Mediterraneo, i propositi e le soluzioni messe in campo dall’Italia sono state ragionevoli: affondare i barconi prima che partano (anche se bisogna capire bene come individuarli) e cooperare con i paesi di maggiore provenienza dei flussi, allestendo dei controlli su chi vuole andar via. Per fare questo, serve la collaborazione dell’Europa, un mandato dell’Onu e un accordo col governo centrale libico, che però non c’è perché nessun paese dopo la disfatta di Gheddafi si è impegnato a costruire un “dopo”.
Ma il vertice di Bruxelles del 23 Aprile non è andato così bene quanto la tempestività della chiamata a raccolta aveva fatto sperare.
Triton triplica il suo finanziamento arrivando a 9 milioni di euro ma nessun Mare Nostrum nella sostanza: il pattugliamento resta a 30 miglia marine e nessuna operazione di soccorso. Altro punto che fa davvero restare basiti è la dichiarazione della Gran Bretagna che sotto elezioni, non vuole alterare la campagna elettorale: l’Inghilterra offre pezzi forti della Royal Navy, tre elicotteri e due pattugliatori ma a condizione che le persone salvate non richiedano asilo nel Regno Unito e che siano trasportati come l’accordo di Dublino vuole, nel paese sicuro più vicino, in Italia evidentemente. Dunque, Dublino non si tocca.
Per il resto si è ribadito ciò che da tempo avrebbe dovuto essere fatto.
Altro nodo fondamentale che l’Italia aveva portato tra le sue buone proposte e che invece non si è risolto col “super vertice”, è la mancanza di disponibilità da parte dei paesi del Vecchio Continente ad accettare un’equa distribuzione di coloro che arrivano. E’ assurdo che su questo punto la vera solidarietà tra nazioni manchi, poiché è palese che l’Italia per motivi geografici ed economici non può trattenere tutti gli immigrati; in più, molto spesso, il nostro territorio è un paese di solo passaggio e approdo.
Infine una questione che ancora resta in silenzio è il presunto grado di corruzione che aleggia sui governi del Nord Africa e sub-sahariana. E’ normale ipotizzare che ogni paese, compreso l’Egitto di Al Sisi, conosca rotte, punti di raccolta e punti di arrivo delle vie illegali dell’emigrazione. E allora perché questi paesi tacciono e non fanno nulla per stroncare questo scempio che da lì ha inizio? Quanto sono complici quelle autorità e quelle forze armate che lì dovrebbero vigilare? Si ricordi che gli scafisti e i mercanti dei nuovi schiavi finanziano l’Isis. E perché su questo punto l’Europa tace e non denuncia? Che ben venga la presenza di funzionari dal Vecchio Continente in questi luoghi critici per collaborare con le amministrazioni locali, ma che non ci si volti dall’altra parte di fronte al marcio, per puri interessi economici o equilibri geo-politici.
Se è vero che i flussi migratori nella storia ci sono sempre stati e non si possono fermare, è pur vero che questi movimenti devono avvenire nella legalità e nel controllo, poiché dove il crimine specula, la vita umana può arrivare a non avere più valore.
E’ la legalità quell’ombrello di cui si ha bisogno sempre e più di ogni altra cosa e forse, chi se ne doveva occupare ha chiuso un occhio.