CoBra, un movimento artistico
Dal quattro dicembre è possibile vistare la mostra, principalmente pittorica, dedicata a quell’avanguardia artistica europea che tanto ha influenzato l’arte contemporanea: CoBrA. L’esposizione, organizzata dalla Fondazione Roma, si terrà fino al 3 aprile 2016 nella Capitale a Palazzo Cipolla.
CoBrA è un acronimo che si riaggancia non solo ad un significato prettamente geografico – perché corrispondente alle iniziali di tre capitali europee Copenaghen, Bruxelles e Amsterdam – ma anche culturale, perché unisce delle città le quali, dopo l’ultimo conflitto mondiale in cui sono state coinvolte, ritrovano una naturale spinta a riprendere in mano la libertà. Inevitabilmente, leggere “CoBrA” vuol dire anche richiamare alla memoria il mondo animale, precisamente il temuto serpente; ciò permette di iconizzare il movimento artistico riconducendolo ad un rettile notoriamente aggressivo ma che, al contempo, caratterizza lo stesso movimento.
La fondazione di quest’avanguardia europea avviene con la comunione di intenti l’8 novembre 1948 a Parigi per volontà di sei artisti: Asger Jorn, Karel Appel, Constant, Corneille, Christian Dotremont e Joseph Noiret. L’arco temporale della vita del movimento artistico CoBrA è molto breve, di soli tre anni (dal 1948 fino al 1951) ma il suo propagarsi è ancora attuale, grazie alla forza creativa ed espressiva che gli aderenti avevano promosso: «[…] individuarono nella dimensione irrazionale dell’inconscio e nell’interesse per la creatività primitiva o infantile – afferma il Prof. Avv. Emmanuele F.M. Emanuele, Presidente della Fondazione Roma – l’unico terreno in cui avrebbe potuto crescere un prodotto artistico nuovo e avulso dal passato».
Dunque, tagliare i ponti con il dolore, la sofferenza e la fame che la grande guerra aveva scaturito non tentando di dimenticare o negare gli accadimenti nefausti ma testimoniandoli attraverso l’arte. Del resto, si guarisce “elaborando il lutto” per dirla come Sigmund Freud.
Quel periodo triste e doloroso della storia è stato rappresentato da Constant con il suo dipinto “Campo di concentramento-guerra” (1950) ma anche da Karel Appeal con “Bambini che elemosinano” (1948). E ancora da Asger Jorn con “Il capro espiatorio” (1956).
Il periodo post bellico è stato caratterizzato da anni delicati che oscillavano tra le ferite profonde e la speranza che la fine del conflitto portava con sé. In questa duplicità trova spiegazione l’esplosioni di colori, a volte bui e a volte solari, che si rintracciano palesemente nelle espressioni artistiche degli autori CoBrA.
Tale movimento ha dato alla società un messaggio chiaro: attraverso la spontanea creatività, si abbandona ogni definizione di stile, si va verso la libertà, una libertà non solo fisica che si esprime anche con l’abbandono di una tradizione esasperata dalla sofferenza. «La spontaneità è l’arma dei pittori» ha affermato Christian Dotremont.
Rompendo gli schemi dell’impostazione classica si comprendono i bellissimi quadri e sculture del movimento che comunicano la solarità che la vita ci può dare in un regime di pacifica convivenza.
L’aggettivo “solare” non è qui usato a caso. Il sole, come massima illuminazione, è un tema ricorrente per gli artisti CoBrA, attraverso il quale è possibile mettere in risalto le meraviglie del mondo, la spettacolarità della natura, dell’uomo, delle stagioni e del tempo. Corneille testimonia la sua passione per la vita con “La grande sinfonia solare” (1964), “La mano della felicità sulla pienezza dell’estate” (1977) e “Piccola musica di primavera” (1987). Ma anche Pierre Alechinsky affronta il concetto del sole, quale simbolo di rinascita e quindi di vita che continua, con i suoi “Il sorgere del sole” e il “Giallo come particolare“- 1974; così come Karel Appel con il suo “Testa di sole” (1964) e il coloratissimo “Volto con uccello” (1974).
« La pittura è un’emozione piena di verità e risuona di un suono vivo, come il ruggito che viene dal petto di un leone» ha affermato Karel Appel. Se si pensa al nostro periodo storico la mostra “CoBrA. Una grande avanguardia europea” – organizzata dalla Fondazione Roma – suona di estrema attualità.
Torna il tema dell’aggressività (il cobra, il leone) come profilo naturale insito negli animali, quindi anche nell’uomo. Un’aggressività come forma istintuale, libera da sovrastrutture sociali che ha bisogno di esprimersi per non cadere in una aggressività pericolosa: «Sprigionando un vero e proprio grido liberatorio con echi inimmaginabili […] quell’ansia di libertà che si percepisce nelle opere esposte in mostra[…]. L’ansia di liberare la fantasia e dare finalmente sfogo al colore nella sua essenza materica e cromatica[…] creando i presupposti di un’arte libera» asserisce il Prof. Avv. Emmanuele F.M. Emanuele.
E’ fondamentale ricordare che il movimento CoBrA se da un lato ha voluto testimoniare il dolore, dall’altro ha lanciato un messaggio positivo: la vita è meravigliosa senza conflitti, non abbiamo bisogno delle guerre per ricordarlo.
La speranza, il sole e la vita interpretati dall’arte trovano riscontro nelle frase fiduciosa di Corneille «Dopo di noi la libertà». Un augurio, un auspicio.