Non c’è scampo

In Italia riforme condivise non s’hanno da fare. Il muro contro muro sembra l’unica maniera per tentare di rinnovare le strutture decrepite del nostro stato. Ad ogni modo, dopo il via libera alla riforma costituzionale ora la parola passa agli elettori. I cittadini dovranno pronunciarsi in un referendum confermativo che dovrebbe svolgersi a ottobre e per il quale la stessa maggioranza ha annunciato di voler raccogliere le firme.

Referendum che ha tutta l’aria di essere una valutazione dirimente dell’operato di Renzi in questi anni. La fortissima contrapposizione è legata proprio a questo fattore fondamentale. Appoggiare l’operato di Renzi – visto che le riforme sono state approvate a dispetto dei santi – significa destinare il premier a una duratura leadership governativa e nel Pd. Chiamarsi fuori, fare ostruzionismo, battersi contro tali riforme significa proprio tentare di scongiurare questa eventualità che, a quanto pare, inquieta legittimamente non solo le opposizioni ma anche la “ditta” di Renzi.

Il clima bipartisan post Nazzareno in verità, si è andato via via sgretolando per arrivare prima allo scontro frontale con il Carroccio, che si è unito a M5s e Sel, e poi alla rottura con Fi dopo l’elezione del presidente Mattarella nel gennaio 2015. L’aula è stata abbandonata al momento del voto finale, i toni si son fatti cruenti e il cui capogruppo Fi Brunetta ha parlato del voto come di un “atto eversivo”.

La natura dello scontro non è di tipo sostanziale inerente ad aspetti specifici della riforma ma piuttosto legato all’atteggiamento assertivo di Renzi, confermato nel suo intervento in Aula quando ha affermato che si “giocherà tutto” con il referendum. Una sorta di plebiscito. Come al solito dunque, protagoniste le persone e propri interessi contingenti e non il paese. A ragione, la minoranza Dem ha auspicato invano di riaprire il dialogo istituzionale con le opposizioni per tentare di ripristinare un clima più unitario per una materia che andrebbe trattata diversamente. Ma non è interesse di nessuno andar d’amore e d’accordo e al di là dell dichiarazioni di facciata il plebiscito sul premier è proprio ciò che viene evocato.

“Le ragioni del ‘no’ – ha detto Renzi – non sono spiegabili. Il no si spiega solo con l’odio nei miei confronti”. In pratica prepariamoci a una campagna referendaria sulla riforma che avrà ad oggetto tutt’altro che la riforma stessa.