Populismo o opposizione? Distinguere i contenuti dai clamori

Senza troppi giri di parole l’Europa come istituzione politica sembra fuori dal mondo; l’idea che dà di sé non è buona: suscita l’impressione di essere un carrozzone che corre dietro agli eventi per metterci una toppa, dove non ha saputo, voluto o ritenuto opportuno tracciare strade che risolvessero i problemi.

Quando poi sulla sua strada incontra movimenti e politici che la criticano facendo soffiare venti antieuropeisti, semplicemente, essa si limita a definire populista quanti la accusano, senza prestare invece attenzione.

E quel che più colpisce è che questa parola d’ordine (populista) si propaga a discesa in tutti i governi nazionali, come se d’obbligo fosse non prendere in considerazione le proteste che si muovono dal basso rispetto alla politica europea; come se nessuna forza fosse abbastanza acuta da fare riflessioni sul modus operandi e sui contenuti della policy UE.

Diverso tempo fa dicevamo da queste pagine, che ciò che mancava rispetto a Bruxelles era un’opinione pubblica europea, un controllo popolare sulle decisioni messe in campo dalla Commissione UE di concerto coi maggiori leaders nazionali; ebbene, anche se i cittadini ancora non godono di strumenti legislativi attraverso i quali incidere sulle decisioni riguardanti il Vecchio Continente, ora si sta sviluppando una coscienza critica a dispetto del sogno che avevano fatto passare per vero.

Sull’Europa è come se aleggiasse una coltre di immutabilità: è così e così deve continuare ad essere. E’ tutta una questione di soldi l’Europa, la solidarietà e la condivisione sono scritti sulle carte e lì restano, la risoluzione dei problemi è a parole, ma prima di arrivare ai fatti ci sono i summit, alla politica estera europea ci pensa l’America e niente, la nostra Europa è una vittima circondata dai populismi.

Sbagliato. La politica si può cambiare, i governi si possono far cadere. E anche in Europa niente deve essere così per forza, se al popolo europeo così non va a genio, se la gente non sta bene, se nelle scelte i cittadini non sono interpellati.

Che il termine populismo venga usato soltanto con accezione negativa qui in Italia e in Europa è una decisione delle élites governanti, poiché nei secoli scorsi la parola aveva un valore ben diverso. Populismo non è sinonimo di demagogia.

Esalta il popolo in senso democratico, costituzionale e nella sua variante conservatrice è detto populismo di destra.

Prende il nome dall’omonimo movimento sviluppatosi in Russia tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento che proponeva un miglioramento delle condizioni di vita delle classi contadine e dei servi della gleba, attraverso la realizzazione di un socialismo basato sulla comunità rurale russa, in antitesi alla società industriale occidentale. I populisti, dagli Usa alla Russia al Sud America di adesso propongono e promuovono una partecipazione diretta del popolo su questioni politiche anche centrali.

Cosa c’è di negativo nel coinvolgere i cittadini nelle scelte politiche? Cosa c’è di negativo nell’intento di migliorare le condizioni di vita delle classi meno abbienti? Cosa c’è di assolutamente nefasto e sciocco nel volere la nazionalizzazione dei mezzi di comunicazione e l’elezione diretta di deputati, senatori e Presidente come il Populismo americano voleva?

A parte certo l’opinabilità delle scelte dovuta alla parte politica di appartenenza, non c’è nulla di estremamente superficiale in queste posizioni. Niente da snobbare.

Allora qual è il confine tra un’opinione critica rispetto alle istituzioni politiche esistenti e la demagogia/populismo?

Podemos in Spagna ha avuto ottimi risultati nelle ultime amministrative. A fine Maggio ha conquistato Barcellona, è arrivato secondo a Madrid e in altri comuni e nelle Comuninades Autonomas o si allea col vincitore(o popolari o Psoe) o si gioca la carta dell’ingovernabilità.

Questo movimento è stato fondato il 7 Gennaio del 2014, poco più di un anno fa e questi sono i risultati. Cosa c’è di negativo nel voler andare contro la casta e i suoi privilegi, viste le conseguenze sulla popolazione delle politiche dei governi tecnici e filo-europeisti come quello di Rajoy? Cosa c’è di sbagliato nel voler andare contro la corruzione visti gli scandali che anche lì son venuti a galla? Cosa c’è di errato nel volere il controllo pubblico delle banche visto che è dalle banche che è scoppiata la crisi e sono loro che più si è cercato di salvare e ristrutturare in questi anni? L’inasprimento delle pene per reati fiscali è un intervento populista nell’accezione negativa? Non credo vista la quantità di evasori fiscali esistenti in Europa.

C’è intento di adulazione mettendo questi impegni nel proprio programma elettorale? Anche no, visto che il popolo ha scelto in Spagna, alle Regionali e alle Comunali; questi punti sono cose che i cittadini vogliono, perché sono loro che più di altri hanno sofferto la crisi. Se Podemos avesse già governato e fallito allora forse si, sarebbe stato populismo il suo, ma è una forza nuova e non corrotta, non implicata con le ramificazioni della vecchia politica.

In Polonia ha vinto Duda alle Presidenziali, scavalcando il suo predecessore Komorowski; quest’ultimo liberale e filo-europeo è stato sconfitto dal primo, nazionalista ed euroscettico.

Sebbene la Polonia, tra Nato ed Europa, sia il paese dell’est più tifoso dell’Occidente, bisogna dire che dai Balcani in poi c’è una forte rivalutazione tra la popolazione dei tempi andati e della politica di Putin. Le persone guardano, osservano e votano. La risposta è stata: “questa Europa non va bene”. L’Ue non ha una politica estera seria, non ha una politica per il Mediterraneo, l’Unione è basata sulla finanza e sui soldi, nelle Istituzioni europee non c’è partecipazione: basti pensare al trattato sul commercio e sugli investimenti che si sta facendo con l’America, il TTIP: di esso non si sa nulla. E’blindato. Questa non è una comunità è un’oligarchia. Come si può allora non essere euroscettici se questa è la politica promossa dall’EU?

La questione dell’immigrazione è un fenomeno fuori controllo. Dirlo in Italia è una realtà o è adulare il popolo? Dire che l’Europa non ha una linea, un piano per il controllo dei flussi migratori è un dato di fatto oppure è demagogia? Entrambe le affermazioni sono vere perché è sotto gli occhi di tutti che la politica di oggi predilige di fatto il caos.

In Italia certo, non si può condividere la Lega nei toni: in questo sì, è populista; ma nei contenuti non lo è, poiché il problema di fatto esiste e senza controllo non c’è sicurezza,anche sanitaria.

I cittadini lo leggono, lo vedono che l’Europa non si vuole occupare del dossier immigrazione e allora votano contro, ma non è populista chi denuncia queste mancanze. Ciò che da fastidio, che irrita è la mancanza di volontà di gestire il fenomeno. Questo preoccupa.

Bisogna analizzare e distinguere i proclami dai contenuti.

L’Europa ascolti, cambi, agisca seriamente e faccia politica.

L’Europa non è nata per fare da banca.