Il presidente Abdel Fatah al Sisi oltre alle operazioni militari apprezza anche l’ingegneria civile. E gonfio d’orgoglio osserva dal proprio yacht un’opera destinata a cambiare le rotte del commercio globale. Fiero di avere addosso gli occhi del mondo.

Tre ore di percorso da Il Cairo poi il Canale raddoppia, qui, a metà strada tra il Porto di Said e Suez dopo aver preso posto buona parte del deserto circostante a un costo di 8,2 miliardi di euro. Due anni di lavori. Con la spada di Damocle dell’Isi che tuttavia pende su diverse teste. Oggi l’Egitto si gioca molto tra presente e futuro e il generale ci tiene molto a ripercorrere le orme del grande Nasser per mettersi definitivamente alle spalle – anche dal punto di vista del fronte interno – la parentesi dei Fratelli Musulmani e di Morsi, destituito con un colpo di stato.

Il raddoppio del Canale raddoppierà il traffico, consentendo il passaggio di 97 navi al giorno contro le attuali 49 e in virtù di ciò l’Egitto potrà raddoppiare i ricavi da transito che entro il 2023 dovrebbero schizzare a 13 miliardi di dollari all’anno dagli attuali cinque. Alla cerimonia tra le fanfare e le parate dei militari partecipano anche il premier russo Medvedev, il presidente francese, Francois Hollande.

L’Italia è rappresentata dal ministro della Difesa, Roberta Pinotti. Non mancano però le critiche della comunità internazionale per la nuova infrastruttura. 500 scienziati hanno chiesto alle autorità una valutazione ambientale mai pervenuta, sollecitata peraltro anche dalla Commissione europea. Ma la suggestione dei benefici finanziari sono nettamente dominanti, considerando che ancora sono in pochi a prevedere come cambieranno davvero le rotte commerciali transoceaniche.

Un impatto interessante e importante di quest’opera si avrà per altri paesi solo apparentemente meno interessati che si affacciano sul Mediterraneo. Si sa infatti che diremo addio alla circumnavigazione dell’Africa perché con il nuovo canale arriveranno nel Mediterraneo anche le navi di grandi dimensioni finora impossibilitate.

Uno studio odierno condotto da Intesa Sanpaolo calcola l’impatto sulla portualità italiana sulla base del possibile spostamento della convenienza del passaggio via Suez di alcune rotte con un possibile aumento di circa 170 mila containers.