Salvini collante per un nuovo centrodestra?
I sondaggi demoscopici che da mesi rimbalzano su tutte le testate nazionali parlano chiaro : il nuovo corso guidato da Salvini sta portando i suoi frutti alla crescita del consenso della Lega Nord. Infatti il partito che fu guidato per tanti lustri da Umberto Bossi è arrivato nelle ultime settimane a raggiungere un lusinghiero 13,5 % delle intenzioni di voto degli italiani- sicuramente ancora poco rispetto al 38,5% del Partito Democratico- ma tantissimo se paragonato al 12% dei consensi circa raggranellati da una Forza Italia sempre più irrimediabilmente divisa al proprio interno o rispetto alle percentuali ancora non troppo incoraggianti raggiunte al momento dal Nuovo Centrodestra, dall’UDC o da Fratelli d’Italia.
Da qui a parlare del Matteo leghista come probabile candidato di una coalizione di partiti che si oppone al PD guidato da Renzi alle prossime elezioni politiche certo ce ne passa, ma come molto spesso accade nella realtà, la verità sta nel mezzo e l’ eventualità che egli possa rappresentare quanto meno uno dei fattori catalizzatori più importanti della rinnovata unità di un centrodestra “deberlusconizzato” o quantomeno con un Cavaliere in una posizione più defilata sembra essere una realtà assodata.
Salvini in poco meno di un anno e mezzo – dal dicembre del 2013, da quando è stato eletto segretario federale della Lega Nord cioè – è riuscito a riportare il partito al centro dell’attenzione del mondo politico italiano come non succedeva dai primi anni novanta quando la Lega movimentista agitava per le piazze del Paese il vessillo secessionista.
Una volta alla guida del Partito egli è stato bravissimo a relegare in un angolo il così detto “cerchio magico” che imbavagliava e condizionava grandemente la politica del “Senatur” dopo i malanni fisici che gli erano occorsi, e nel contempo non ha rotto definitivamente con la vecchia guardia leghista. Infatti utilizza intelligentemente al Senato l’ abilità organizzativa e di trattativa su ogni tavolo istituzionale di Calderoli,e in periferia ha stretto un patto al momento d’acciaio con Maroni e Zaia , Governatori rispettivamente di Lombardia e Veneto, per mantenere il controllo del consenso della base e garantendo i due da ogni eventuale attacco esterno o mal di pancia interno al movimento : il caso del sindaco di Verona Tosi è esemplificativo di questa strategia politica. Per se invece ha ritagliato il personaggio che ben conosciamo e che da mesi è al centro dell’attenzione mediatica italiana, quello del giovane segretario di partito che dopo aver svecchiato il proprio movimento accantonando Bossi sta rinnovando pure il “verbo politico” della Lega.
Addio quindi agli slogan più in voga degli anni passati- “Roma ladrona” e “terroni” non appaiono più con tanta frequenza nel gergo lessicale leghista- e via alla discesa in campo di tutto lo stato maggiore nordista a meridione in cerca di consensi elettorali che sempre più spesso , vedi l’elezione di Borghezio nella circoscrizione del centro Italia alle ultime elezioni europee, sono il risultato evidente del cambio di marcia voluto fortemente da Matteo Salvini.
Adesso gli obiettivi della propaganda leghista sono la lotta all’euro, alle politiche UE soprattutto nel campo del controllo dei flussi migratori e al governo Renzi, argomenti questi che hanno drenato in direzione della Lega Nord parecchi dei consensi dei delusi dell’azione politica del Cavaliere e di Alfano. Al contempo Salvini sta ricercando un intesa politica ed elettorale sia con la destra europea della Le Pen che con quella italiana della Meloni lasciando alle spalle pure l’atavica propensione leghista a non fidarsi del tutto dei rappresentanti politici della destra nostrana da sempre contrari al secessionismo nordista e più propensi già ai tempi di Almirante al rafforzamento delle istituzioni centrali a scapito del regionalismo più spinto. Se l’alleanza nero- verde si farà e soprattutto come si farà non è dato sapere ma senza dubbio sono lontani anni luce i tempi in cui Bossi e Fini si guardavano in cagnesco e pure la possibilità di prendere un caffè insieme era una eventualità remota.
Ma quel che lascia sorpresi della strategia di Salvini – per noi un vero e proprio regista con inaspettate doti di cannoniere e non solo un bomber di razza come asserito da Berlusconi – è proprio il rapporto politico col Cavaliere, che prosegue a giorni alterni tra alti e bassi, passando infatti da un accordo stretto col leader di Forza Italia per le prossime elezioni amministrative locali alle dichiarazioni nette nei confronti del Cavaliere definito dal segretario della Lega come il passato e che volendo guardare avanti, Berlusconi non può più essere il candidato del centrodestra unito.
Se a queste dichiarazioni faranno seguito i fatti non lo sappiamo ma per il momento le sterzate verso destra e verso posizioni meno regionalistiche della Lega ci fanno piacere ma pur tuttavia non ci danno la certezza che essa siano solo il frutto di un mero calcolo elettorale oppure una vera e consapevole variazione della direzione della rotta politica del Carroccio che vada verso una nuova alleanza di centro destra.