Vittoria netta di Matteo Renzi alle primarie del Partito Democratico. Sarà dunque di nuovo lui a guidare il partito alle future elezioni come candidato Premier. Battuti con un margine di percentuale altissimo Andrea Orlandi e Michele Emiliano. Matteo Renzi ha ottenuto infatti il 70% dei voti ai danni di Orlando (19,5%) ed Emiliano (10,5%) ma ciò che fa notizia è l’affluenza dimezzata rispetto alle precedenti primarie, con 1,8 milioni di italiani al voto di cui circa quattro su dieci superano la soglia dei 65 anni.

Arrivano i complimenti a Renzi dai vertici del Governo ed anche dagli avversari sconfitti e dalle prime dichiarazioni del Neo Segretario del PD si intravede una linea politica diversa da quella precedentemente tracciata come Premier. Di fatti dopo la netta sconfitta al Referendum costituzionale e le dimissioni di Matteo Renzi, in una conferenza stampa l’ex Premier aveva annunciato ufficialmente di ritirarsi dal mondo della politica, ma grazie alla forza trasmessa da giovani attivisti Matteo Renzi si è letteralmente “reimmerso” nel mondo della politica, iniziando la sua nuova avventura con una vittoria storica. Dunque sarà lui a rappresentare il PD alle prossime elezioni e sicuramente darà filo da torcere ai grillini ed anche allo stesso Salvini che sembra essere il candidato di Destra scelto per diventare il nuovo Premier.

Renzi in conferenza stampa post-primarie ha esordito così alle domande dei tanti giornalisti arrivati da tutta Europa: “Inizia una storia totalmente nuova il 30 aprile, nel giorno dell’anniversario della morte di Pio La Torre, inizia una nuova partita rivolta al futuro, non la rivincita di quella vecchia. Vogliamo fare una grande coalizione con i cittadini non con partiti che alla fine non rappresentano nemmeno se stessi. Abbiamo il compito storico di non lasciare l’Italia nella palude. Se saremo in grado di lasciare agli altri il monopolio della paura, del complottismo e della disperazione, daremo significato a chi oggi, saltando il ponte, ha dato fiducia al Partito Democratico”.

Tuttavia nonostante la vittoria storica non sono mancate le polemiche sull‘affluenza e a riguardo non sono mancate liti interne al partito, come quella sollevata dalla fazione Orlando secondo cui ci sarebbe stato un calo di partecipazione. A riguardo è arrivata la replica di Guerini: “Rispetto al 2013, quando i partecipanti erano stati 2,8 milioni, siamo in un’altra fase politica del Paese, due milioni ai seggi sono una grande testimonianza di partecipazione di cui siamo orgogliosi, una grande ulteriore legittimazione per il segretario del partito democratico. È stato smentito chi consigliava di mettere in soffitta lo strumento delle primarie”.