Trattato Shengen ancora protagonista di discussioni nelle aule di Bruxelles

Shengen vacilla, mentre l’Unione Europea si prepara al peggio. Il Ministro della difesa austriaco Johanna Mickl-Leitner ribadisce “dobbiamo fare del nostro meglio per salvaguardare la più grande conquista dell’integrazione europea” appellandosi al commissario Ue all’Immigrazione Dimitris Avramopoulos, che allevia le tensioni dicendo che tutti i Stati membri sta collaborando per far si che i controlli delle frontiere siano efficienti. Ma in realtà per ora solo cinque Stati hanno riattivato i controlli ( Francia, Danimarca, Svezia, Austria e Germania). Dopo aver varato il decreto nel 2013 dopo la primavera che prevede i controlli delle frontiere per due anni, con continui rinnovi ogni sei mesi.

Il Ministro della difesa italiano , Angelino Alfano in un intervista dice “Siamo contrari a passi indietro rispetto a Schengen, perché sarebbe un affossamento delle libertà faticosamente conquistate in decenni di integrazione” riferendosi al trattato, che però deve essere rispettato e dunque i controlli devono essere potenziati ulteriormente in tutte le frontiere italiane. E ribadisce il suo “sì ad un ferreo controllo delle frontiere esterne dell’Unione”.

Tutta via il capro espiatorio sembra essere la Grecia, che chiede all’Europa di poter rimbarcare gli immigrati turchi nella penisola anatolica. La Turchia risponde all’Ue “occorre difendere l’interesse nazionale senza arrivare al punto di rottura con l’Europa. Non esiste un no ideologico. C’è la semplice ma chiara esigenza di capirne le modalità e l’esclusione dal patto di stabilità. Detto questo, un attacco indiscriminato a Bruxelles è da evitare”.