L’inquadramento della dottrina del Thelema, all’interno dei movimenti filosofici del ‘900 sconta da sempre il “difetto” di essere considerata estranea al dibattito culturale in ordine alle prospettive di ricostruzione del pensiero occidentale in quanto dottrina “iniziatica” e, per questo, riservata ad un ristretto gruppo di soggetti aventi le caratteristiche, appunto, di iniziati.
Questo breve scritto ha quale obiettivo, all’opposto, quello di far in modo che l’insegnamento thelemico possa essere inserito all’interno dei movimenti culturali del secolo scorso e, come tale, possa avere pari dignità rispetto ad altri insegnamenti.
Una premessa è però necessaria.
Thelema, al di là della sua connotazione ontologica quale movimento religioso, presenta caratteristiche idonee a farla assurgere a modus operandi e vivendi al di là dello stretto collegamento con il Pantheon di riferimento e ciò perché, come è facile desumere dalla semplice lettura degli scritti di Aleister Crowley, le “regole” che vengono impartite si pongono al di là, e quindi come causa efficiente, rispetto all’accettazione tout court del paradigma religioso che connota la dottrina in questione.
In altri termini, e per dirla con Aristotele, l’essenza di Thelema si differenzia grandemente dalla immagine della stessa e ciò perché, essenzialmente, essa è decisiva in ordine ad un percorso di crescita, sviluppo e realizzazione individuale che può benissimo prescindere dagli aspetti esoterici della dottrina in questione e, conseguentemente, in un piano essoterico, svolgere il ruolo di principio guida dell’agire individuale a prescindere, appunto, da ogni suggestione iniziatica.
Nel concreto, a nostro avviso, è necessario distinguere anzitutto tra un piano pratico dell’esperienza Thelemica ed un piano profondo della stessa.
Dal punto di vista strettamente pratico, infatti, si rivedranno, seppur con la sintesi imposta dalle esigenze del presente scritto, le “regole” di adesione” al movimento thelemico viste come insieme di precetti ai quali, se li si considerano validi ed accettabili, il soggetto può aderire rendendosi quindi, e senza tema di smentita, un thelemita.
Dal punto di vista, invece, più profondo è chiaro che l’esperienza del Thelema non può non coincidere con lo sviluppo individuale all’interno di un cammino iniziatico-esoterico che presenta peculiari regole e peculiari prospettive.
Ma non è questo il punto.
Ed infatti, nella teorizzazione del Maestro Crowley, Thelema, intesa quale Legge, con ciò intendendo un insieme valoriale e filosofico in grado di conformare l’agire individuale e collettivo, esula del tutto dalla necessità di una affiliazione di tipo iniziatico perché, all’opposto, si basa su un paradigma di libertà individuale che non ha nulla di diverso, dal punto di vista precettivo, rispetto ad altri paradigmi che possono essere scelti liberamente dall’individuo nel corso della sua esperienza di vita.
Per suffragare, attraverso dati concreti, quanto appena affermato mi soffermerò sull’analisi testuale del Liber OZ.
Ora, è bene precisare che Il 10 dicembre del 1948, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite proclamò la Dichiarazione universale di diritti umani.
Pochi sanno, tuttavia, che questa “carta” – quale sintesi moderna ed organica di concezioni gradualmente elaborate nel corso di tutta la storia dell’Occidente – fu in qualche modo in gran parte anticipata – sia nella forma sia nel contenuto – il 21 dicembre 1941, quando Aleister Crowley pubblicò, in forma di singola pagina, il suo famoso Liber OZ.
Il Liber LXXVII, vale a dire il Liber OZ, definito dal suo stesso autore come “lo statuto dei Diritti dell’Uomo”, fu “l’ultimo suo pronunciamento magico nei confronti del mondo e (…) rappresenta in assoluto la sintesi dei principi etici della Legge del Thelema (…)”, la filosofia esoterica elaborata dal “Maestro Therion”.
E’ evidente la palese omologia – fatte salve le dovute differenze – fra i principi della Legge del Thelema e i concetti fondamentali contenuti nella carta dei “diritti umani” proclamata dalle Nazioni Unite ma – soprattutto – con la complessa fenomenologia che i conseguenti sviluppi dei principi generali compresi in tale dichiarazione teorica hanno prodotto, nelle pratiche politiche e sociali del mondo occidentale e dei suoi satelliti culturali, nei decenni successivi.
La notevole influenza – decisamente sottostimata – che il pensiero e l’opera di Aleister Crowley hanno avuto nella cultura non solo popolare ma anche accademica di tutto il novecento, in particolare nella genesi dei movimenti contestatari giovanili degli anni ’60 e ’70, deve quindi intendersi come linea di pensiero alternativa rispetto agli altri modelli proposti ma, non per questo, di minor impatto culturale e sociale.
In altri termini il Liber Oz rappresenta la summa di quanto l’umanità deve tendere al fine di riscoprire e valorizzare la sua libertà individuale e di gruppo e ciò, in sintesi, in vista di una completa realizzazione dell’Essere inteso come summa delle caratteristiche intrinseche del suo Spirito (per dirla come Hegel).
Non mi resta, a questo punto, che trascrivere quanto il Maestro ci ha trasmesso lasciando al lettore, sulla cui capacità di astrazione ma anche sintesi non ho dubbi, il compito di elaborare una propria idea in proposito e valutare l’adesione a Thelema come percorso in grado di liberare l’individuo dalle catene di una esistenza soggiogata ai valori precostituiti ma mai sino in fondo elaborati ed accettati.
“Fai ciò che vuoi sarà tutta la legge.” – AL. 1. 40.
(…)
Non c’è nessun dio se non l’uomo.
1. L’uomo ha il diritto di vivere secondo la propria legge –
di vivere nel modo in cui vuole:
di lavorare come vuole;
di giocare come vuole;
di riposare come vuole;
di morire quando e come vuole.
2. L’uomo ha il diritto di mangiare quello che vuole:
di bere quello che vuole;
di abitare dove vuole;
di muoversi come vuole sulla faccia della terra.
3. L’uomo ha il diritto di pensare quello che vuole:
di dire quello che vuole;
di scrivere quello che vuole;
di disegnare, dipingere, scolpire, intagliare, incidere, modellare, costruire come vuole;
di vestire come vuole.
4. L’uomo ha il diritto di amare come vuole:
“saziatevi a volontà d’amore come volete,
quando, dove e con chi volete.” – AL. 1. 51.
5 – L’uomo ha il diritto di uccidere coloro che vorrebbero opporsi a questi diritti.