di Giorgio Luca

Cosa sono e come funzionano

Le nuove tecnologie, favorite dai progressi della crittografia – ovvero dell’applicazione di metodi che servono per rendere un messaggio comprensibile/intelligibile solo a persone autorizzate a leggerlo – e dalle evoluzioni della rete internet, stanno determinando un cambiamento radicale nell’economia globale, con particolare riferimento al settore finanziario, sotto il profilo delle modalità di scambio di beni, servizi e di ogni attività finanziaria. Tra le più significative applicazioni della tecnologia digitale al settore finanziario spicca la nascita e la diffusione delle “criptovalute” (o “valute virtuali”), la più nota delle quali è il bitcoin.

Cos’è una criptovaluta

Si tratta quindi di valuta “nascosta”, nel senso che è visibile/utilizzabile solo conoscendo un determinato codice informatico (le c.d. “chiavi di accesso” pubblica e privata, in linguaggio ancora più tecnico).

La criptovaluta non esiste in forma fisica (anche per questo viene definita “virtuale”) ma si genera e si scambia esclusivamente per via telematica. Non è pertanto possibile trovare in circolazione bitcoin in formato cartaceo o metallico.

Alcuni concetti tradizionalmente utilizzati per le monete a corso legale, come ad esempio quello di “portafoglio”, sono stati adattati anche al contesto delle monete virtuali, dove si parla di “portafoglio digitale/elettronico” (o wallet digitale/elettronico o semplicemente e-wallet).

Differenze tra le monete virtuali1

La criptovaluta, ove ci sia consenso tra i partecipanti alla relativa transazione, può essere scambiata in modalità peer-to-peer (ovvero tra due dispositivi direttamente, senza necessità di intermediari) per acquistare beni e servizi (come fosse moneta a corso legale a tutti gli effetti).

Un’altra classificazione in uso prevede la suddivisione tra moneta virtuale “chiusa”, “unidirezionale” e “bidirezionale”. La differenza tra le tre fattispecie risiede nella possibilità o meno di poter scambiare la criptovaluta con moneta a corso legale (o valuta “ufficiale” o “moneta fiat2“, secondo altre comuni denominazioni) e nella tipologia di beni/servizi acquistabili. Il bitcoin, ad esempio, è una moneta virtuale bidirezionale in quanto può essere facilmente convertita nelle principali valute ufficiali e viceversa.

Nota bene:

  • le monete virtuali non hanno corso legale in quasi nessun angolo del pianeta e, dunque, l’accettazione come mezzo di pagamento è su base volontaria;
  • le monete virtuali non sono regolate da enti centrali governativi ma sono generalmente emesse e controllate dall’ente emittente secondo regole proprie a cui i membri della comunità di riferimento accettano di aderire;
  • ci sono Stati che hanno deciso di sperimentare, sotto il proprio controllo, l’utilizzo di moneta virtuale nei propri Paesi (es. Uruguay con l’e-peso) o ne hanno annunciato il loro utilizzo senza che però si abbiano maggiori informazioni al riguardo (es.  Venezuela con il Petro) o, ancora, che abbiano in cantiere iniziative al riguardo (es. Estonia e Svezia).

Moneta e criptovaluta hanno le stesse funzioni?

Sappiamo che alle monete a corso legale vengono solitamente riconosciute le funzioni di unità di conto, di mezzo di pagamento comunemente accettato e di deposito di valore. Può una criptovaluta assolvere alle stesse funzioni? L’elevata volatilità delle criptovalute non consente sicuramente il corretto svolgimento della funzione di “unità di conto”: i prezzi delle principali criptovalute sono soggetti a fluttuazioni molto ampie, anche all’interno delle stesse giornate. Quindi è altamente inefficiente, per non dire impossibile, prezzare beni e servizi in unità di criptovalute. Per quanto riguarda la funzione di riserva di valore bisogna considerare che, per come sono state progettate, quanto più saranno utilizzate per il pagamento di beni e servizi tanto più aumenteranno di valore. Questo perché il numero di unità di criptovaluta che può essere prodotto è limitato (la creazione di nuova criptovaluta è contenuta e si riduce nel tempo); ne consegue che più transazioni vengono regolate in criptovalute maggiore sarà il loro valore. Infine, esse non sono una moneta merce, ovvero non hanno anche una funzione d’uso come, ad esempio, l’oro. Potrebbero invece assolvere sempre di più, in un futuro prossimo, ad una funzione di scambio.

Principali caratteristiche

Le criptovalute hanno caratteristiche peculiari che le contraddistinguono. Di seguito sono riportati gli elementi costitutivi:

  • un insieme di regole, protocollo, cioè un codice informatico che specifica il modo in cui i partecipanti possono effettuare le transazioni;
  • una sorta di libro mastro (distributed ledger o blockchain) che conserva immodificabilmente la storia delle transazioni;
  • una rete decentralizzata di partecipanti che aggiornano, conservano e consultano la distributed ledger delle transazioni, secondo le regole del protocollo.

Cosa sono un “distributed ledger”, una “blockchain” e la blockchain di Bitcoin?

Un distributed ledger o blockchain (quest’ultimo nome è in genere accomunato all’utilizzo del bitcoin e in italiano si traduce letteralmente in “catena di blocchi”) è un registro aperto e distribuito che può memorizzare le transazioni tra due parti in modo sicuro, verificabile e permanente. I partecipanti al sistema vengono definiti “nodi” e sono connessi tra di loro in maniera distribuita.

Nella sostanza è una lista in continua crescita di record, chiamati block che sono collegati tra loro e resi sicuri mediante l’uso della crittografia. I dati in un blocco sono per loro natura immutabili (non possono essere retroattivamente alterati senza che vengano modificati tutti i blocchi successivi ad esso; per fare ciò, dati la natura del protocollo e lo schema di validazione, servirebbe il consenso della maggioranza della rete). La natura distribuita e il modello cooperativo rendono particolarmente sicuro e stabile il processo di validazione, pur dovendo ricorrere a tempi e costi non trascurabili, in gran parte riferibili al prezzo dell’energia elettrica necessaria per effettuare la validazione dei blocchi (questo nel caso della Blockchain del bitcoin) e alla capacità computazionale necessaria per risolvere complessi calcoli algoritmici (attività che viene comunemente definita come “mining”). L’autenticazione avviene tramite la collaborazione di massa ed è alimentata da interessi della comunità. La Blockchain è un registro pubblico delle transazioni Bitcoin in ordine cronologico. È utilizzata per memorizzare in modo permanente le transazioni Bitcoin e per prevenire il fenomeno del cosiddetto “double spending” (per evitare che si possano spendere bitcoin più di una volta nello stesso momento). Come già osservato, la Blockchain è un insieme di blocchi fra loro concatenati: ogni blocco è identificato da un codice, contiene le informazioni di una serie di transazioni e contiene il codice del blocco precedente, così che sia possibile ripercorrere la catena all’indietro, fino al blocco originale (una sorta di DNA delle transazioni Bitcoin). Tutti i nodi della rete memorizzano tutti i blocchi e quindi tutta la Blockchain.

Chiunque può creare una valuta digitale; quindi in qualsiasi momento ci possono essere centinaia o persino migliaia di criptovalute in circolazione. Per creare/distribuire criptovalute si può ricorrere ad una cosiddetta “initial coin offering” (ICO). Le prime ICO furono lanciate proprio per raccogliere fondi per nuove criptovalute, mentre in seguito la finalità principale è diventata quella di finanziare direttamente delle idee imprenditoriali.

Initial coin offering (ICO)

Con tale termine si identifica un meccanismo finalizzato alla raccolta di fondi necessari a finanziare un progetto imprenditoriale, in maniera simile alle “Initial Public Offering” (IPO) e all’equity crowdfunding. A differenza di questi ultimi, l’ICO implica l’emissione di c.d. coin o token digitali in luogo di strumenti finanziari tradizionali (es. azioni). I token vengono offerti agli investitori che li acquistano contro cash (USD, EUR…) oppure, più spesso, criptovalute (principalmente Bitcoin e Ether). La creazione, l’emissione ed il trasferimento di token avviene per mezzo della tecnologia “distributed ledger” (DLT).

Processo di pubblicazione di un ICO

Il “ciclo di vita” di una ICO – nella forma più ricorrente riscontrata sul mercato – riproduce, con alcune spiccate peculiarità, le fasi del processo di finanziamento diretto di una realtà imprenditoriale innovativa di piccole dimensioni e (usualmente) in fase di lancio alla ricerca di investitori: creazione di un progetto “innovativo” da sviluppare e finanziare; redazione e pubblicazione (sul web) di un documento informativo non standardizzato relativo a emittente, progetto e coin/token (“white paper”); utilizzo della blockchain per le fasi di coinvolgimento degli investitori (sul mercato primario e, ove previsto, secondario).

La mancanza di un quadro regolamentare specifico per tali operazioni (in particolare l’incertezza circa l’applicabilità, almeno per analogia, delle varie discipline in essere, quali ad es. quelle delle securities, dell’offerta al pubblico e dei servizi di investimento) ha favorito una proliferazione massiccia delle ICOs a livello mondiale nel 2017 (per un valore complessivo di circa 5,68 mld. di USD fonte Coindesk) che è andata di pari passo all’incremento del valore delle principali criptovalute (Bitcoin +1.318% e Ether +9.162% vs. USD nel 2017). I profili di attenzione per le autorità di supervisione dei mercati finanziari sollevati dalle ICOs sono molteplici, così come sono numerosi e differenti gli approcci finora seguiti per fornire una prima risposta “regolamentare” al fenomeno.

Una volta emesse, le valute virtuali possono essere acquistate o vendute su una piattaforma di scambio (c.d. exchange platform) utilizzando denaro a corso legale (per esempio EUR, USD, ecc.). Le piattaforme di scambio su cui si acquistano e vendono valute digitali non sono attualmente regolamentate, quindi non è prevista una tutela legale specifica in caso di contenzioso o fallimento.


1 Fonte: http://telecomitalia.com/tit/it/notiziariotecnico/2014-01/capitolo-06.html.

2 La valuta Fiat è un tipo di valuta emessa dal governo e regolata da un’autorità come la banca centrale (es. Euro, Dollaro, ecc.).